Via Crucis uno spettacolo in prima nazionale in esclusiva per Spiagge d’Autore- festival itinerante della letteratura, promosso da Regione e Confcommercio Puglia -. Un testo inedito che racconta attraverso il teatro tutta la poetica di Isabella Santacroce, una grande artista che vive di letteratura e per la letteratura, già autrice dei testi delle canzoni di Gianni Nannini.
La Santacroce si concede poco al pubblico, ma questa volta ha accettato una nuova sfida in teatro con il regista di Cosimo Damiano Damato. Fra i due è nata una bella alchimia per questo spettacolo, minimale nello stile del regista, ma anche intenso ed avviluppante, etereo e dark nello stile della Santacroce. La regia è firmata a quattro mani con la stessa Santacroce, unica attrice in scena. Le musiche eseguite dal vivo sono a cura di Giovanni Block (vincitore di molti premi come il Tenco e Musicultura), l’artista napoletano per l’occasione si presenta con un quartetto formato da organo, arpa, viola e violoncello.
Sabato 28 agosto al Chiostro di San Francesco di Andria – ore 22 – ingresso gratuito. Evento realizzato in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Andria e l’associazione CorteSveva.
Il regista Damato ha ideato un vero e proprio omaggio alla letteratura della Santacroce con una video-scenografia a cura della fotografa Rosangela Betti. Il racconto del percorso artistico e letterario dell’artista si snoda lungo la trama delle 14 stazioni della Via Crucis. Un viaggio emozionale alla scoperta di pensieri inediti. Durante lo spettacolo la canzone “Amore cannibale”, scritta dalla Santacroce e dalla Nannini, sarà interpretata per la prima volta dalla stessa Isabella.
Scheda Autore
ISABELLA SANTACROCE Il suo esordio letterario avviene a metà anni novanta con la pubblicazione di “Fluo”, primo libro della “Trilogia dello spavento” (gli altri due titoli sono Destroy e Luminal). Destroy in particolar modo suscita un certo interesse in Italia, descritto da Alessandro Baricco come “un libro da leggere, se Enrico Brizzi ha del talento, lì ce n’è il doppio”. Il nome della Santacroce venne accostato al gruppo dei Giovani Cannibali, movimento letterario sviluppatosi alla fine degli anni Novanta (di cui è rappresentativo il volume Gioventù Cannibale pubblicato da Einaudi), formato da giovani scrittori esordienti. Alcuni di essi, come Tiziano Scarpa, Aldo Nove, Niccolò Ammaniti, Enrico Brizzi, Tommaso Labranca, Tommaso Ottonieri, Luca Ragagnin e altri, insieme alla stessa Santacroce, danno vita nel 1997 a un movimento filosofico-letterario, il Nevroromanticismo, che intende dare espressione all’inquietudine dell’esistenza. Nel novembre del 1998 per Polo Books la Santacroce pubblica Kurt Cobain and Courtney Love, una raccolta di traduzioni dei testi delle più rappresentative canzoni dei Nirvana e delle Hole. Con la fine della “Trilogia dello spavento”, Isabella Santacroce continua a lavorare sul linguaggio rimanendo fedele ai propri temi e nel 2001 pubblica per Mondadori “Lovers”. Il tema del libro è l’amore nelle sue varie forme: l’amore della famiglia, l’amore tra uomo e donna, l’amore omosessuale e l’amore non corrisposto, che porterebbe inesorabilmente alla morte. Il linguaggio adottato nel libro cerca di avvicinarsi il più possibile a una scrittura fatta di suoni, definita dall’autrice una scrittura per il puro sentire. Nel 2002 esce, per la casa editrice Cadmo, “Isabella Santacroce” scritto da Stefania Lucamante, testo in cui si analizzano i cambiamenti e le innovazioni dello stile della scrittrice. Nel 1999 ha inizio una sua collaborazione con la cantautrice Gianna Nannini, che ha portato all’album “Aria” del 2002. Collabora alla stesura dei testi del cartone animato “Momo alla conquista del tempo”, scritto da Michael Ende. Le sue parole le ritroviamo anche nei testi degli album “Grazie” (2006) e “Giannadream” (2009), sempre di Gianna Nannini. Nel gennaio del 2004 viene pubblicato “Revolver”, romanzo intenso e violento, in cui la scrittrice racconta la storia di un amore non corrisposto fra la protagonista Angelica e un ragazzino di tredici anni. In questo libro, e nel successivo “Zoo” pubblicato nel febbraio del 2006, la Santacroce cerca di mettere in luce le zone d’ombra dell’esistenza, raccontando ciò che solitamente si preferisce nascondere. In Zoo, la famiglia viene descritta come “un carnevale orribile”, degno d’essere distrutto. Il 2007 è l’anno di “V.M.18”, romanzo che parla degli sfrenati libertinaggi compiuti da 3 ragazzine quattordicenni all’interno di un collegio, libro che segna un’ulteriore svolta nello stile narrativo della Santacroce, definito dalla critica “settecentesco”. Il 17 marzo del 2010, esce “Lulù Delacroix”, romanzo-fiaba che sfiora le 500 pagine, così come il precedente, che l’autrice rivela essere il secondo romanzo di una trilogia iniziata con “V.M. 18” (V.M.18 è l’inferno della trilogia, Lulù Delacroix il paradiso).